Spotify finalmente si è quotata in borsa: dopo i recenti rumors e le pressioni per far pagare anche chi usufruiva del servizio Premium (o parte di esso) in maniera gratuita, nella giornata di ieri si è dato il via alla compravendita delle azioni a Wall Street.
All’inizio delle quotazioni il prezzo era di 165 dollari circa, superiore ai 132 dollari che erano stati dati come base dalla NYSE.
La chiusura della prima giornata invece ha visto un prezzo di scambio per le azioni di Spotify pari a 149 dollari. Nel complesso la società attualmente ha una capitalizzazione di mercato pari a 26,5 miliardi di dollari.
Uno dei più grandi detentori di azioni è Tiger Global Management di Chase Coleman che ha investisto qualcosa come 2 miliardi di dollari dal lancio sul mercato azionario della società di streaming musicale arrivando al 7,2% della compagnia o possedendo circa 12,8 milioni di azioni.
Già in passato, sempre Tiger Global, aveva investito 700 milioni di dollari ben prima che Spotify arrivasse in borsa, quando ancora era una società privata dimostrando di credere in questo genere di business. La società di streaming musicale non ha voluto effettuare un’IPO per il suo ingresso sul mercato borsistico quanto piuttosto fissando il prezzo voluto dai detentori delle azioni prima del lancio a Wall Street.
Chi-Hua Chien (uno dei primi investitori di Spotify) ha dichiarato “è un prezzo di mercato equo. Non è manipolato o impostato da nessuna banca o investitori istituzionali”. Attualmente, e dal 2008, la società non ha ancora fatto profitto ma attualmente può godere di una posizione di leader del mercato con 70 milioni di utenti paganti contro i 38 milioni di Apple Music (seconda nella classifica).