The team at X: uno sguardo ai progetti.

Google X, la divisione progetti speciali della società di Mountain View, è salita alla ribalta della cronaca quando si iniziò a parlare di Google Glass (o Project Glass, come si chiamava inizialmente). Google però ha scelto una strada diversa e con il riassesto societario che ha portato alla creazione di Alphabet sembrava che per Google X ci fosse un po’ meno spazio complice anche la fine della parte di sperimentazione pubblica di Google Glass. Ma le cose non stanno propriamente così e da Google X si è passati a X dove un team di persone guarda al futuro e al modo di risolvere i grandi problemi dell’umanità con soluzioni all’avanguardia! Ecco una breve raccolta di cosa si sta sviluppando grazie al Team at X e che potrebbe diventare commercialmente utile nel prossimo futuro.

Google X

Google Glass non fu un insuccesso, non propriamente

Prima di guardare al presente e al futuro è il caso di ricordare un punto in particolare: come abbiamo detto, Google X divenne famosa grazie a Project Glass definito da molti “un progetto fallimentare”. In realtà il progetto vide inizialmente uno sviluppo interno alla società di Mountain View, si passò poi a un test più esteso con alcuni partner finendo poi con la possibilità per alcuni utenti di acquistare un modello di Google Glass a una cifra decisamente elevata. Ma Google Glass non fu mai un progetto che andò oltre la fase di testing (per quanto estesa) e la società si fermò prima di poterlo mettere realmente in commercio per poi rimaneggiarlo.

Rimaneggiamento che ha portato poi alla creazione di Google Glass Enterprise Edition pensati per le società e quindi non come prodotto consumer. Si tratta quindi di una soluzione diversa da come era inizialmente ma attualmente forse riesce a interpretare meglio le esigenze del mercato tanto da essere stato adottato da realtà di grandi dimensioni come DHL, GE, Sutter Health e AGCO. Un giorno è molto probabile che si tornerà a parlare di realtà aumentata e di Google Glass anche per il mercato consumer ma il lancio potrebbe essere distante ancora un paio d’anni (almeno) e nel frattempo la tecnologia sarà ulteriormente migliorata superando via via i limiti che ne hanno decretato prima lo stop e poi il riposizionamento sotto altri termini e per altre esigenze.

Team at X: i progetti che ora sono delle realtà commerciali

Come spiegato bene sul sito di X, le persone che lavorano in questa divisione non si aspettano che i progetti rimangano per sempre all’interno dei “progetti speciali” ma che prima o poi possano avere sbocchi commerciali in base alle esigenze sia di Alphabet sia del mercato. Per alcuni ci vorranno anni per altri invece abbiamo già qualche esempio in cui soluzioni che erano nate all’interno di X sono passate poi a diventare realtà a sé stanti per continuare il proprio cammino in maniera diversa. Ci sono alcuni esempi più o meno noti in Italia che mettono in luce un’intera galassia di novità e di idee che sono diventate commercialmente utili. Ecco un elenco.

  • Dandelion (dente di leone) è una società che ha sviluppato una tecnologia di perforazione che consente di sfruttare la geotermia per il riscaldamento e il raffreddamento delle abitazioni domestiche. In questo caso la società è diventata indipendente ed esterna anche ad Alphabet.
  • Wyamo è invece il progetto dedicato alla guida autonoma che sta pian piano muovendo i suoi passi grazie ad accordi come quelli con Intel e FCA per la realizzazione dei vari prototipi che corrono sulle strade in Arizona (almeno per ora). Da una realtà integrata in X ora invece ha il proprio nome ed è diventata un ramo di Alphabet, continuando lo sviluppo.
  • Verily è una società che punta sul settore sanitario con lo scopo di portare la sanità dall’essere “reattiva a proattiva” con progetti come Smart Contact Lens, Baseline Project e Nanodiagnostics. Dopo aver iniziato la sua storia come soluzione integrata in X si è passati a far diventare Verily una realtà a sé stante ma integrata in Alphabet.
  • Glass è stata una delle soluzioni che ha portato alla luce la divisione progetti speciali di Google e parte della sua storia l’abbiamo raccontata qui sopra.
  • Gcam era invece un progetto che aveva lo scopo di migliorare la fotografia su smartphone sfruttando la fotografia computazionale. Ha iniziato a muovere i suoi passi all’interno di X ma ora è stata assorbita nella divisione Google Research.
  • Google Watch è stato il capostipite per la crezione di Android Wear, la piattaforma arrivata alla revisione 2.0 che ha permesso a diversi partner di Google di creare smartwatch con un sistema operativo aggiornato, versatile e pronto per il futuro. Ora, com’è intuibile, il progetto è parte dell’ecosistema Android.
  • Project Insight era un progetto nato per portare Google Maps all’interno di edifici pubblici per permettere alle persone di trovare la strada anche dove strade non ce ne sono. Il progetto è stato ora assorbito da Google Maps.
  • Google Brain invece punta sull’intelligenza artificiale e sul machine learning cercando di trovare nuovi sistemi per lo sviluppo dell’AI ma anche di sbocchi in altri progetti della società di Montain View. Il progetto è ora parte di Google Research.
  • Flux aiuta a creare edifici di alta qualità e sostenibili creando una piattaforma che consente di connettere diversi software in un unico progetto organico così da migliorare progettazione, costruzione e manutenzione. Ha mosso i primi passi all’interno di X mentre ora è diventata una società indipendente.
  • Project Tango è una soluzione che è stata integrata in diversi prodotti di partner di Google e ha a che fare con la percezione spaziale consentendo dispositivi come smartphone e tablet di riconoscere ambienti, oggetti, dove sono posizionati e come si spostano nello spazio. Il progetto è ora parte di Daydream, il team per la realtà virtuale di Google.

Cosa c’è nel presente di Team at X? Project Loon, Makani, Project Wing e robotica

Project Loon

Dopo aver visto parte del passato del Team at X, ora è il momento di parlare dei progetti che sono ancora in questo incubatore di idee e che potrebbero un giorno diventare realtà commerciali o dare spunto a ulteriori innovazioni! Si parla di intelligenza artificiale (AI), soluzioni per creare energia elettrica sfruttando le risorse rinnovabili o per portare connettività e oggetti in giro per il Mondo con uno sguardo a quelli che sono i problemi dell’umanità.

Uno dei progetti che si conoscono all’interno di X è Project Loon che ha fatto parlare di sé già in passato e che è stato impiegato in una recente operazione (e presto sarà impiegato in un’altra). Si tratta di palloni aerostatici che puntano a portare la connettività in luoghi dove è difficile realizzare infrastrutture o dove le infrastrutture esistenti sono state distrutte. Un esempio recente è quello di Porto Rico dove Project Loon dovrebbe essere impiegato a giorni dopo aver ricevuto le autorizzazioni necessarie per riportare la connettività (con velocità paragonabili a quelle di una connessione 3G) dopo che le strutture precedenti sono state distrutte dall’uragano che si è abbattuto sull’isola. Sempre Project Loon è stato impiegato in Perù per riportare la connettività dopo la devastante alluvione nel Maggio di quest’anno. I palloni sono autonomi e guidati dall’intelligenza artificiale mentre le batterie vengono ricaricate grazie all’energia solare.

Makani

Ma in X si guarda anche alla creazione di energia pulita grazie ai ragazzi di Makani (sempre di Team at X) puntando in questo caso sull’energia eolica, ma non grazie a enormi pale come siamo abituati a pensare questo genere di applicazioni, quanto piuttosto con quelli che sono stati chiamati “energy kite” (facendo riferimento alle kiteboard). Lo scopo di queste soluzioni è quello di sfruttare venti e correnti che sono ben più in alto di quelle che ogni turbina eolica potrà mai sfruttare garantendo al contempo una produzione costante.

Il funzionamento di Makani prevede un’ala aerodinamica con dei rotori (mossi dal vento) nella zona superiore in grado di generare energia che poi viene inviata via cavo verso terra a una centrale che la raccoglie e la immagazzina o la invia alla griglia principale. I rotori permettono di far sollevare l’ala con lo stesso principio di un elicottero, a quel punto l’ala si posiziona perpendicolarmente rispetto al vento arrivando a una quota di poco più di 300 metri così da iniziare a produrre energia senza consumarne per mantenersi in volo. Per gestire il volo di questo dispositivo ci si affida a un computer che sfrutta il GPS e altri sensori così da permettere che Makani voli anche con venti turbolenti oltre che permettergli di atterrare sulla base una volta finita la sessione operativa. Per capire lo spirito di X, Makani ha iniziato lo sviluppo con un kite in tessuto e un generatore da negozio e pian piano si è evoluto fino ad avere ali rigide con forme sempre più aerodinamiche migliorando la produzione di energia arrivando ad avere un kite realizzato in fibre di carbonio con le ali di un piccolo aereo a reazione.

Ora si riesce a produrre energia per 600 kW con la più grande delle ali che ha dimensioni di 26 metri di apertura alare potendo portare su di esso otto rotori a bordo (ciascuno da due metri). Un bel passo avanti rispetto al precedente che poteva generare 20 kW avendo la metà dei rotori (che erano anche più piccoli) e non arriva agli otto metri. Ora Team at X sta puntando sulle simulazioni virtuali per poi trasportare i risultati nel mondo reale per vedere se si incontrano con gli elementi della natura: il prossimo passo sarà quello di automatizzare tutti i processi così che Makani possa volare senza che ci sia un operatore o una squadra a sorvegliarlo.

Project Wing

Project Wing è uno dei progetti di X che guarda in direzione delle consegne via drone (soluzione già pensata anche da Amazon), il tutto gestito in maniera autonoma e superando ostacoli fissi e mobili come, per esempio, altri droni in un mercato che prevede sempre più unità in volo nel prossimo futuro. Con Project Wing, progetto che ha visto il primo volo nel 2014 e che ora può volare fino a 120 metri, si potranno quindi consegnare pacchi di vario genere ma anche medicinali d’urgenza con il team che è impegnato anche a realizzare un sistema di controllo che consentirà la gestione del traffico aereo anche di diverse compagnie.

Attualmente Project Wing è ancora in fase di testing per quanto riguarda il design che avranno i droni (che potenzialmente potranno portare anche oggetti moderatamente pesanti) ma anche la collaborazione con l’agenzie come la FAA acronimo di a Federal Aviation Administration e con la NASA per riuscire a capire come regolamentare il traffico che potenzialmente sarà generato da queste soluzioni e da società concorrenti che potrebbero essere interessate nella realizzazione di progetti simili a Project Wing. In estate è stato condotto un grande test che ha visto impegnati contemporaneamente tre prototipi di Project Wing gestiti da un unico operatore ma anche due Intel Aero Ready to Fly Drones (altri droni) gestiti da Intel tramite connettività LTE e di un drone di DJI. Le unità hanno eseguito sia in maniera manuale che automatizzata operazioni di ricerca e salvataggio attraverso la piattaforma di controllo sviluppata da X, il tutto senza che ci fossero problemi.

Lo sviluppo della piattaforma di gestione degli aeromobili (UTM) si è avvalso di strumenti come Google Earth, Google Maps e Google Street View avendo una visione dello spazio circostante molto dettagliata così da evitare edifici od ostacoli di vario genere come alberi, etc.. Nel prossimo futuro la piattaforma sarà aggiornata per supportare ancora più droni contemporaneamente con ambienti sempre più complessi e con più ostacoli oltre a sviluppare la piattaforma UTM in grado di operare con altre piattaforme.

Robotica

Uno degli ultimi progetti di Team at X è legato alla robotica e più precisamente a rendere i robot sempre più sofisticati grazie all’intelligenza artificiale, al machine learning e al cloud così che un giorno (non si sa ancora quanto lontano) possano servire ad aiutare l’umanità a svolgere compiti difficili e migliorando le vite delle persone. O almeno questo è il proposito che sembrano avere i ragazzi del team di sviluppo di X!

All’interno di X ci sono più progetti legati alla robotica ma a un certo punto si è voluto fare di più creando una “tavola rotonda” e portando a interessanti sviluppi: è a quel punto che entra in gioco Google Brain, l’unità della società di Mountain View che sviluppa la parte di intelligenza artificiale così da portare i dispositivi su piani ancora più alti. In particolare è stato importante l’unione della parte meccanica con il machine learning così che i robot possano imparare e adeguarsi all’ambiente circostante anche quando non si hanno schemi predefiniti. I robot così possono imparare sia dagli altri esemplari presenti nel laboratorio, sia dai vari tentativi che fanno ma anche dalla dimostrazione umana fino ad arrivare a simulare l’azione del robot all’interno di un sistema di cloud-computing per poi riportare i progressi nel mondo reale con i bracci meccanici che vedete nella foto poco sopra.

L’utilizzo delle conoscenze di Google Brain e del cloud consente di velocizzare lo sviluppo dell’apprendimento dei robot ma anche portare a progressi sempre più rapidi nella realizzazione di nuove funzionalità e nuovi compiti. Chiaramente ora come ora si tratta di robot molto semplici che “giocano” ad afferrare oggetti di varie dimensioni e di varie forme. Grazie al cloud gli esperimenti sono anche più veloci e più diversificati potendo simulare ancora più oggetti senza dover aspettare le tempistiche di azionamento del braccio meccanico nel mondo reale.