ZTE, produttore cinese non solo di smartphone ma anche di tecnologia di comunicazione, è ancora nei guai. La vicenda ha avuto inizio qualche mese fa quando il produttore è stato considerato partner commerciale di Iran e Corea del Nord, portando a un possibile blocco, della durata di dieci anni, della collaborazione con altre realtà statunitensi.
Successivamente il presidente USA Trump e quello cinese Jinping hanno cercato di collaborare per evitare a ZTE di perdere molti partner commerciali come Qualcomm e altri ancora (che sono statunitensi). Il patto prevedeva che la società cinese avrebbe dovuto licenziare alcuni alti dirigenti, pagare una multa di 1 miliardo di dollari e infine istituire un dipartimento di conformità con personale di cui gli USA si fidano.
Quando la situazione sembrava essere in via di risoluzione positiva per la società cinese, è arrivato in queste ore il voto del senato USA. E’ stato aggiunto un emendamento al National Defense Authorization Act ripristinando sanzioni e blocchi verso ZTE, pur non citando direttamente il nome della società all’interno del testo e quindi lasciando ancora qualche possibile scappatoia.
La legge e l’emendamento contro ZTE sono stati votati sostanzialmente da entrambe le parti del senato mettendo d’accordo fazioni politiche trasversali. Benché il divieto non sia ancora in vigore la faccenda sta assumendo contorni molto seri per ZTE.
Ora, entrambe le camere dovranno sostenere la legge e gli emendamenti per poi inviare il testo al presidente Trump. A quel punto quest’ultimo potrà imporre un veto ma alcuni uomini politici USA si sarebbero già mossi per parlare a Trump della vicenda e avere il suo appoggio.