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Discussione: Colore e principio di relazione
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22-02-2012 08:55 #1
Colore e principio di relazione
La percezione del colore avviene nello stesso modo per tutti gli esseri umani, tranne per coloro che soffrono di particolari patologie dell’ apparato visivo come per esempio il daltonismo, difetto del sistema visivo che impedisce di percepire correttamente i colori soprattutto il rosso ed il verde.
Mentre il nostro occhio è perfettamente in grado di distinguere anche le più piccole variazioni di colore, il linguaggio verbale non riesce a definire con esattezza le varietà cromatiche che gli organi visivi percepiscono. A questo scopo, infatti, si utilizzano generalmente pochi vocaboli piuttosto generici (rosso, gialla, verde, blu, azzurro, viola, arancio), anche se per definire con precisione sfumature e mescolanze cromatiche sono stati elaborati complessi codici numerici o alfanumerici.
Vengono cosi comunemente applicati ai nomi dei colori alcuni aggettivi che ne indicano semplicemente il grado di chiarezza ( blu chiaro, rosso scuro etc) o la “forza” ( giallo forte). Queste definizioni sono molto spesso imprecise ed elaborate in base a criteri del tutto soggettivi: tale diffusa povertà lessicale è determinata in parte dalla scarsa abitudine ad osservare e definire i colori con termini specifici, in parte dalle complesse relazioni che intervengono nella percezione di un colore.
L’ imprecisione nel concettualizzare il colore è in parte attribuibile alle difficoltà che l’ occhio incontra nel confrontare i colori, sia a memoria, sia a distanza. Per confrontare con precisione due varietà cromatiche è infatti necessario avvicinarle; solo la giustapposizione, cioè il confronto per accostamento, consente la certezza percettiva. Non è possibile definire un colore “come è realmente”, ma è possibile definirlo attraverso il confronto con altre varietà cromatiche, in quanto ogni colore è influenzato e modificato da quelli che lo circondano.
Si definisce principio di relazione il fenomeno per cui il nostro occhio non è in grado di percepire l’ intensità e la luminosità di un colore dalla sua osservazione isolata. L’ esempio presenta due rettangoli, l’ uno di azzurro e l’ altro di arancio. Le figure centrali sono dello stesso colore, ma nel primo caso esso viene percepito dall’ occhio come più chiaro e caldo, nel secondo invece, come più scuro e freddo, poiché è inserito in un contesto cromatico differente. La percezione quindi del colore si basa sul contesto in cui lo si osserva e da altri fattori: dal colore locale, ossia dal clore specifico della sua superficie: dal colore tonale, ossia dalle alterazioni del colore dovute agli effetti di luce ed ombra; dal colore dell’ ambiente, o meglio dai colori riflessi sull’ oggetto dalle superfici degli elementi che lo circondano: si può dire che “ogni colore colora di sé tutto lo spazio sommandosi agli altri”. Cit. (G.C. Argan)
Un blu collocato in un campo rosso forte vira verso il verde, così come due quadri appesi a una parete l’ uno di fianco all’ altro costituiscono due realtà cromatiche che si influenzano a vicenda. Ogni colore cambia anche secondo la materia da cui è costituito e secondo la natura della superficie che lo accoglie. Una superficie liscia e lucida riflette la luce dando al colore un effetto di brillantezza, mentre una superficie ruvida gli conferisce un effetto di morbidezza.
Un altro fattore che modifica la percezione del colore è costituito dalle dimensioni delle superfici colorate, come dimostra la figura. Qualsiasi composizione di colori, per risultare equilibrata, deve essere dunque studiata tenendo conto dell’ insieme dei rapporti che legano tra loro i colori, nonché delle trasformazioni che ogni colore subisce all’ interno di un determinato contesto cromatico. Nella percezione cromatica di un oggetto i fattori sopra elencati sono a loro volta condizionati dalla qualità dell’ illuminazione, più in particolare dal colore della fonte luminosa, dall’ intensità della luce e dagli effetti dell’ atmosfera interposta tra l’ occhio e l’ oggetto. Alla luce bianca del giorno i colori appaiono intensi; con l’ illuminazione debole vengono messi in maggiore evidenza i blu e i verdi, mentre i rossi si incupiscono perdendo luminosità. La nostra percezione del colore è quindi molto influenzata da fattori esterni. Comunemente si ritiene che la luce migliore, cioè più neutra per osservare il colore sia la luce diurna quando il cielo è leggermente velato. La luce rossa del tramonto o quella dell’ alba, la luce diurna nella stagione estiva o invernale in un paese nordico o tropicale, la luce artificiale al neon o quella di una candela modificano invece inevitabilmente i colori degli oggetti. Le variazioni descritte sono a loro volta in relazione con la torbidità dell’ atmosfera: a questo proposito sono interessanti gli studi sulla qualità cromatica dell’ atmosfera e sull’ intensità della luce svolti dai pittori impressionisti. Infatti in una serie di quadri raffiguranti la cattedrale di Ruen, Monet ha studiato le variazioni luminose in relazione alle condizioni atmosferiche e temporali ( orario della giornata).
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